L’ora del tè nell’entroterra siculo

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Lui ci prende a colpi di piccone e noi ci ripariamo con teli di cotone, bagnati. E funziona. Un esempio di pacifismo efficace. Anche perché è inutile mettersi a combattere con lui, è una battaglia persa. Meglio giocare d’astuzia. Con lui (col sole dell’entroterra siculo) ci si appizza sempre. (Taduzione: ci si perde.)

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Too much sun in Sicily

In particolare con quello di agosto fra le 11 e le 16 del pomeriggio. Ore sahariane. Ho letto da qualche parte che a Medina, la città araba illuminatissima, in passato si utilizzava un sistema simile di refrigerazione dell’aria, teli di cotone bagnati, appunto. Anche la campagna dell’entroterra siculo è illuminatissima, fin troppo. Esageratamente, smodatamente illuminata.

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Dalle 11 alle 16 del pomeriggio vorresti spegnere il sole e dormire, finalmente. Quando ti svegli la mattina alle sette, madido di sudore, con tre ore di sonno scarse perché le lenzuola bruciavano e tu non sei un fachiro, e fa già caldo. Ancora. Ci sono circa venti passi dalla nostra capanna sotto la quercia alla nostra amaca, sempre sotto la quercia. A quell’ora lui, il sole, è ancora basso, non ti guarda ancora, ma l’aria del mattino, il suo messo di guerra, ferma e arsa e già odorosa di bruciato, annuncia battaglia. Da subito propendi per il pacifismo e ti abbandoni, anche perché stremato. Ti avvolgi nell’armatura, l’amaca.

Lì per lì sei contento, l’essere sollevato da terra ti solleva, il dondolio ti dondola e tu gongoli, per il momento, perché qualsiasi cosa è meglio di quelle lenzuola di brace. Un unico pensiero ti dà energia: la colazione. La granita con relativa brioscia o, variante ruspante e senza sofisticazioni di sorta per veri uomini duri, con un pezzo di pane di semola di grano duro, è un tipico esempio di adattamento ambientale di successo con conseguente processo evolutivo della specie.

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Evoluzione della specie, un tipico esempio di adattamento ambientale

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Se riesci a sfruttare la momentanea sensazione di benessere data da questa promessa di gioia per andare in cucina e prendere la granita dal freezer e dalla dispensa le brioches o il pane, la giornata ha una speranza di essere portata a termine e soprattutto, di avere un senso. Non farti rovinare il morale dai bollettini di guerra della tua testa che dicono che la sua è solo una finta tregua e che in realtà lo stronzo sta solo affilando il piccone, spegni la radio nel cervello. Dirigi tutte le tue energie su ciò che è veramente importante: limone o gelsi. Ieri gelsi. Oggi limone. Se hai scelto la brioscia il tuppo è la prima cosa a saltare. Un morso ed è tutta spettinata. Una voragine bianca al suo posto. Quel dolce boccone soffice come una nuvola ti da la forza di apparecchiare la tavola sotto la cupola di rami e di metter sul fuoco (brrr….) il caffè. Proprio per stemperare il trauma dell’aver acceso un fuoco, corri a prendere un po’ di frutta e la tuffi nell’acqua ghiacciata. La tavola si trasforma in una promessa di paradiso…




Mentre Vi continua la lotta pacifica sull’amaca promettendo che nel pomeriggio in cambio penserà lui al tè, ovviamente ghiacciato. Lo giura. Non spreco energie manifestando dissenso. Crederci è più economico, in termini di energia. Intanto comincia già a essere troppo tardi, per noi e per la granita. Giù di cucchiaino e di brioscia o pane, prima che ci voglia la cannuccia. “Arriminamuni prima ca ssquagghia!” (Traduzione: Sbrighiamoci prima che si sciolga!) Questa terribile minaccia lo fa ribaltare dall’amaca e sedersi a tavola. Va già meglio. Lo spesso vetro ghiacciato del bicchiere fra le dita ci raffredda il cuore. Sollievo. E dunni è u me tuppu? Pegno. Tutto si paga. Come in un videogioco col contatore di energia, il bello è poter giocare ad armi pari, e io ero già a meno due tacche perchè ho dovuto accendere un fuoco! Il profumo del caffè si somma alla sensazione di freschezza granita-indotta e ti da lo sprint per rimontare con un balzo sull’amaca, non prima di aver bagnato i teli, appesi ai rami della quercia da giorni con le mollette da bucato e che alcun filo di vento si sogna di scompigliare. Modalità metabolismo basale attivata. Sono appena le sette e mezzo del mattino e ci si prepara al peggio. Ma dai nostri posti di combattimento pacifico possiamo sperare di farcela. A sopravvivere. Nella tasca delle nostre amache, libri. La cui complessità varia e si adatta alle diverse ore della giornata. Romanzi e saggi dalle ore 8.00 alle ore 9.30, albi da colorare per bambini dalle 9.30 alle 16. Divertenti, un po’ troppo impegnativi forse, ma noi ci aiutiamo l’un l’altro nei passaggi più complessi.
La vera tragedia avviene quando guardandosi, o meglio, intravedendosi l’un l’altro al di là della fessura delle palpebre, ognuno in preda alle allucinazioni dei suoi personaggi da colorare, miraggi tremuli come gelatine, ci si scrive e ci si legge nel pensiero una domanda che cade senza risposta nel vuoto. Chi va a prendere i tè? Con ghiaccio, limone e menta? A proposito, non avevi giurato che andavi tu? Che c’entra ora ‘u tuppu da’ brioscia????
Tutto questo ovviamente viene trasmesso telepaticamente da una palpebra appiccicaticcia di sudore all’altra. E nessuno dei due, ovviamente, si alza per andare a prendere i tè.
Fino alle cinque. L’ora del tè (ghiacciato) nell’entroterra siculo ad agosto, ma soprattutto l’ora in cui il sole comincia a levarsi dalle balle per un po’.

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Tramonto, finalmente

 

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